venerdì 8 aprile 2011

TECNICHE CIRCENSI

Palla, palline, manipolazioni e equilibri.
Appassionato prima di giocoleria e poi di acrobatica e danza, posso riassumere il mio percorso circense in una ricerca di rotondità, sfere di ogni dimensione mi affascinano e mi attirano.
Delle palline che saltano, rimbalzano e poi si fermano, una giocoleria che scolpisce il corpo, sono allo stesso tempo creatore e vittima dei movimenti delle mie palline.
Una palla, dolce, perfettamente rotonda, accostata ad un corpo magro, secco e pieno di spigoli, la ricerca di una stabilità impossibile da trovare, poichè su di una sfera non esiste l'immobilità.
Una giocoleria al contrario, dove il manipolatore è lanciato, sorretto e proiettato dal suo stesso oggetto. L'abbinamento delle palline con la grande palla diventa un colmo di fragilità, le palline galleggiano magicamente sulla superficie della sfera, le traiettorie si mischiano ai movimenti in un illusione di equilibrio.
Alessandro Maida

Monociclo
Una ruota come prolungamento del proprio corpo.
Come la coda per l'animale il monociclo amplia le mie capacità aiutando a muovermi e ad esprimermi.
Come la vita, il monociclo non lo puoi fermare, è sempre in movimento, solo per un attimo puoi credere di aver trovato l'equilibrio perfetto ma subito dopo ti rendi conto che non è così e che la ruota continua a girare stimolandoti ancora nella ricerca della stabilità.
Girogio Bertolotti

Mano a Mano
Questo non è il pensiero di un agile...ma di una danzatrice che utilizza anche il linguaggio circense. Durante il mio percorso attraverso la danza contemporanea mi sono resa conto che non c'è uno stile particolare da cui avere maggiori stimoli, in ogni modo di danzare sento che, per me, manca una parte fondamentale: andare oltre il limite fisico. Per questo ho deciso di dedicare parte del mio tempo ad apprendere le arti del circo, soprattutto il mano a mano e l'acrobatica. Capisco subito che è proprio quel che cercavo: poter andare oltre negli slanci, oltre nello spazio. Il porteur è un prolungamento dei miei arti e permette ai miei salti di raggiungere altezze altrimenti impossibili; con il mano a mano posso passare in un istante da un movimento al suolo a un'immobilità a 2 metri d'altezza. Posso unire la sinuosità e la fluidità della danza con la suspance e le evoluzioni del mano a mano. Creo un linguaggio personale che appartiene al mio unico modo di muovermi.
Se consideriamo la danza e il mano a mano come due energie che hanno vita propria allora la danza corrisponde ad un’energia esplosiva mentre il mano a mano corrisponde ad un’energia implosiva. Entrambe queste energie possono esistere individualmente ma ciascuna con dei limiti (ed è ciò che poi accade rispettivamente al ballerino e all'acrobata), mentre se le immaginiamo unite, danno vita a nuove energie dalle mille combinazioni e sorprese. La danza e il mano a mano si completano creando un nuovo linguaggio con cui esprimersi.
Erika Bettin
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Io vedo il mano a mano come una delle tecniche di manipolazioe, nella quale però si manipolano i corpi.
Questa tecnica riesce facilmente ad unire più tecniche fisiche come l' acrobatica, il verticalismo, la danza e riesce ad trovare infinite sfaccettature. Così un porter ed un agile assieme, riescono a fare cose che da soli sarebbe impossibile fare.
Daniele Sorisi

Equilibrio sulle mani
“Chi non ha testa ha gambe” si dice e io, ad un certo punto della mia vita, non avevo neanche le gambe, mi ero rotto i legamenti della caviglia, quindi ho pensato: chi non ha gambe ha comunque braccia, et voilà! Un allievo errante di una scuola di circo che non può usare le gambe cosa fa? si mette sulle mani e sta in verticale, cosi è iniziato il tutto! A testa in giù mi sono convinto che quella fosse la specialità più adatta a me, una disciplina fatta in prevalenza di momenti statici, di autocontrollo e di respirazioni lente faceva al caso mio, una persona piuttosto tranquilla e paziente. In tutto ciò che faccio punto alla precisione e forse per questo che trovo così soddisfacente il momento in cui riesco ad incanalare tutto il mio peso nel giusto punto della mano. È un po’ come quando scopi a terra, raduni in un punto tutta la polveraccia che tanto dava fastidio sparsa qua e la nella stanza e poi non resta che spostarla sulla paletta; mmm che momento ricco! L'azione delicata dello spostamento del soggetto polvere dal complemento da luogo terra al complemento a luogo paletta, grazie al complemento di mezzo scopa, è paragonabile all'azione di staccare da terra la mano in cui non vi è più peso quando si è in verticale. Questione di delicatezza .A quel punto non resta che godersi quei secondi che sembrano minuti in cui il cervello scannerizza tutto il corpo come si fa con la torretta di Jenga alla ricerca di quel legnetto che farà cadere tutto...Ma il momento di maggior libido è quando la mano che fluttua nell'aria arriva al contatto con un altra parte del corpo! Ho come l'impressione che l'energia accumulata dalla mano nel lungo viaggio dal momento in cui si è staccata dal suolo a quando arriva a toccare la coscia, il piede, si scarichi tutta in quel punto e mi dia un appoggio in più, fonte di sicurezza.
Davide Bardi

La scala di equilibrio
La scala rappresenta un universo instabile che necessita di una posizione di instabilità per raggiungere un equilibrio, l’universo del moto perpetuo che trova la sua forza nel punto zero, lo ying e lo yang dello scalista, il perfetto equilibrarsi delle forze in campo...
Lo scorso anno ho analizzato gli altri scalisti e me stesso fino ad allora: ho notato che la scala è un attrezzo dai ritmi piuttosto veloci e regolari, usato in maniera per lo più nervosa; ho iniziato così una ricerca per rompere questa forma "classica". La ricerca mi ha spinto così ad approfondire i ritmi lenti e gli stop e ad eliminare il più possibile i "passi di assestamento", cercando di rendere il movimento non più sincopato ma sinuoso. Il mio studio è rivolto anche alla precisione delle direzioni. La scala è un attrezzo quasi bidimensionale e per questo invia dei vettori molto netti a livello di spazio scenico, che se utilizzati con precisione si disegnano sul palcoscenico. Mi sono poi reso conto che la possibilità di movimento che il mio corpo ha sulla scala, nonostante lo spazio ridotto (46 centimetri per gradino) è molto vasta, spingendomi spesso nei punti estremi della mia kinesfera.
Cerchi l'equilibrio corretto, sei pronto, lo trovi e parti per il movimento... i muscoli sono contratti, la mente è vuota, il respiro si blocca, lo spazio-tempo si azzera, la gravità si annulla...un istante.
In effetti della scala mi piace...un istante...
Giulio Lanfranco

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